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Muse, tornano in Italia con due live negli stadi a luglio 2023

Passerà anche dall'italia il will of the people tour 2023 dei muse che a luglio porterà la band all'olimpico di roma e allo stadio di san siro a milano.

I Muse hanno annunciato le date estive del tour 2023 che toccheranno anche l'Italia con due grandi show .

Nei giorni scorsi la band di Matt Bellamy aveva lasciato intendere l'arrivo di un annuncio importante e puntualmente nella mattinata di oggi sono state svelate le date italiane della band per il 2023 .

I Muse sono già attesi in Italia per uno speciale show underplay che ad ottobre li porterà ad esibirsi in una venue dalla capienza estremamente limitata rispetto ai loro standard.

Muse, due live negli stadi italiani nel 2023

I Muse hanno annunciato le date del Will Of The People World Tour e anche l'Italia sarà presente con ben due concerti nell'estate del 2023 .

Il trio rock britannico presenterà dal vivo negli stadi "Will Of The People", nuovo album pubblicato ad agosto.

Ma quando suoneranno in Italia i Muse? I Muse saranno in concerto a luglio 2023 con due concerti a Roma e Milano .

La band inglese salirà sul palco dello Stadio Olimpico di Roma e dello Stadio San Siro di Milano per il Will Of The People World Tour 2023.

Queste le date del tour italiano dei Muse:

  • 18 luglio Roma, Stadio Olimpico
  • 22 luglio Milano, Stadio San Siro

Il tour negli stadi dei Muse sarà anticipato da un eccezionale concerto il prossimo ottobre. La band terrà infatti uno show 'underplay' , cioè in una location decisamente sottodimensionata rispetto alle venue in cui si esibisce di solito. I Muse saranno in concerto il 26 ottobre all'Alcatraz di Milano per presentare davanti a pochi intimi il nuovo album Will Of the People.

Muse, tornano in Italia con due live negli stadi a luglio 2023

crediti foto: Elena Di Vincenzo

Info biglietti concerti muse in italia.

I biglietti per i concerti dei Muse in Italia nel 2023 saranno disponibili in prevendita D2C su Ticketmaster dalle ore 10.00 del 14 settembre 2022 .

Per gli iscritti a My Live Nation saranno in prevendita dalle ore 10.00 d i giovedì 15 settembre sul sito di Live Nation.

La vendita generale sarà su Ticketmaster e Ticketone dalle ore 10.00 di venerdì 16 settembre 2022.

Queste tutte le info sui prezzi dei biglietti per i concerti dei Muse:

18 luglio 2023 @ roma, stadio olimpico.

  • Tribuna Monte Mario Centrale € 85,00 + diritti di prevendita
  • Tribuna Monte Mario € 75,00 + diritti di prevendita
  • Prato (in piedi) € 70,00 + diritti di prevendita
  • Distinti Nord Ovest € 55,00 + diritti di prevendita
  • Distinti Sud Ovest € 55,00 + diritti di prevendita
  • Curva Nord Numerata € 42,00 + diritti di prevendita
  • Curva Sud Numerata € 42,00 + diritti di prevendita

22 luglio 2023 @ Milano, Stadio San Siro

  • 1° anello rosso numerato: € 85,00 + diritti di prevendita
  • 2° anello rosso numerato: € 75,00 + diritti di prevendita
  • Prato (in piedi): € 75,00 + diritti di prevendita
  • 1° anello verde numerato: € 70,00 + diritti di prevendita
  • 1° anello blu numerato: € 70,00 + diritti di prevendita
  • 2° anello verde numerato: € 50,00 + diritti di prevendita
  • 2° anello blu numerato: € 50,00 + diritti di prevendita
  • 3° anello rosso numerato: € 50,00 + diritti di prevendita
  • 3° anello verde numerato: € 40,00 + diritti di prevendita
  • 3° anello blu numerato: € 40,00 + diritti di prevendita
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Muse a Milano nel 2023: data e biglietti del concerto a San Siro

Muse Milano 2023 concerto

I Muse saranno in concerto a Milano nel 2023 con il loro “Will of the People World Tour” per una delle due sole date programmate in Italia.

Dopo la pubblicazione del loro ultimo disco “Will of the People World” (che ha debuttato al primo posto della classifica album italiana, unici artisti internazionali insieme ad Harry Styles ad aver raggiunto questo risultato in Italia nel 2022), il gruppo musicale rock alternativo britannico formatosi nel 1992 a Teignmouth ha annunciato le date italiane della loro tournée. Il nuovo grande e attesissimo live dei Muse in Italia sarà a Roma il 18 luglio 2023, allo Stadio Olimpico, e a Milano , il 22 luglio 2023 allo Stadio San Siro.

Very special guest del tour saranno anche in Italia i ROYAL BLOOD. Il duo inglese, formato da Mike Kerr e Ben Thatcher, tornerà quindi – a fianco dei Muse – nel nostro Paese dopo la data a giugno 2022 all’Alcatraz di Milano. Sicuramente uno dei concerti a Milano nel 2023 da non perdere.

  Potete acquistare i biglietti per il concerto dei Muse a Milano nel 2023 qui.

  Quando Data/e: 22 Luglio 2023 Orario: 21:00 - 23:00   Dove Stadio San Siro Via Piccolomini, 5 - Milano   Prezzo da € 44   Altre informazioni www.vivaticket.com   Categoria dell'evento

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Il fumettone sonoro dei Muse a San Siro è stato grandioso… per chi è riuscito a sentirlo

Ecco come è andata ieri sera a milano. problemi di amplificazione hanno rovinato il concerto ad alcuni. gli altri hanno visto e sentito una grande fantasia sulla transizione globale che stiamo vivendo, claudio todesco, ma allora vuoi farci commuovere, ornella.

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Matt Bellamy col power glove nel Will of the People World Tour dei Muse

Foto: Kevin Mazur/Getty Images for Muse

È una mostruosa fantasia rivoluzionaria populista. Il concerto che i Muse hanno portato ieri sera allo Stadio San Siro di Milano, ultima tappa del tour estivo europeo, è la trasposizione scenica della vita online di tutti noi, un intreccio da incubo di trame occulte, dittature striscianti, società del controllo, disinformazione. Mostri veri e immaginari prendono vita sul palco. Tutto fa spettacolo: guerra, paranoia, autoritarismo, cambiamento climatico, rivolta. Il Will of the People World Tour è un fumettone sonoro tutto dramma e melodramma. Per chi è riuscito a sentirlo.

Che le cose non stessero andando alla perfezione lo si è capito dopo una mezza dozzina, forse una decina di pezzi, quando ha cominciato a riempirsi la tribuna stampa inizialmente vuota (i Muse hanno suonato cinque giorni fa all’Olimpico di Roma e quindi i giornalisti erano a Reggio Emilia da Harry Styles o a Lucca dai Blur). Prima tre persone, quindi cinque, poi decine che vengono fatte accomodare dall’organizzazione in Tribuna Rossa. «Veniamo da là», mi dicono indicando una sezione a destra. «Si sentiva malissimo», spiega una fan. Un’altra dice che «manco riuscivo a riconoscere le canzoni». Sui social qualcuno si lamenta in tempo reale. «Che sta succedendo col suono? Biglietti a 80 euro e problemi tecnici… inaccettabile», «il suono non è chiaro e il volume della voce è basso», «sento solo i bassi, niente voce, né alti», «non si sente nulla».

A quanto pare i problemi non riguardano un solo settore: «acustica dal secondo anello blu davvero pessima», «nel secondo rosso Matt non si sentiva proprio», «secondo anello blu, non si sentiva nulla, NULLA», «audio terribile (anello verde), è andato persino peggiorando». E insomma: «che audio disastroso», «non si capivano le parole», «l’audio era tremendo, niente voce e volume basso, che delusione», «amareggiata per non dire incazzata».

Dalla tribuna stampa è diverso e a giudicare dai commenti post concerto anche nel parterre. È vero che il suono nelle prime canzoni è impastato, ma siamo pur sempre in uno stadio, un posto inadatto a fare e sentire musica. Il palco non appare grandioso come in altri tour dei Muse. Una passerella che Matt Bellamy percorre spesso arriva fino a centrocampo, due enormi figure si materializzano alle spalle dei musicisti, l’impianto luci semovente è notevole, gli schermi rilanciano ora le immagini dei quattro, ora animazioni legate ai videoclip e alla narrazione dello spettacolo, a un certo punto Bellamy suona controllando musica ed effetti con una sorta di guanto-sintetizzatore. Ma si tratta in definitiva di uno show più tradizionale di altri della band. Se lo sommate ai concerti nei club di qualche mese fa, sembra quasi la decrescita felice dei Muse (sì, pupazzi gonfiabili e videowall significano decrescita per questi tre).

Al centro del concerto c’è una declinazione del rock spudoratamente spettacolare, priva di sfumature, che mira dritta allo stomaco. Di certo i Muse sanno come s’intrattiene uno stadio. Lo fanno con le visioni concettuali degli U2, l’immaginario terrificante degli Iron Maiden, il senso dello spettacolo dei Queen di Freddie Mercury, la paranoia dei Radiohead, l’estetica dei B-movie anni ’80 e dei videogame trasposta nell’era di internet. E lo fanno, chiaramente, con una serie di canzoni che sembrano prendere un gran pezzo di storia del rock distillandolo in due ore di continuo attacco sonoro.

Allacciandosi a una lunga tradizione di mostri, e ispirandosi credo anzitutto ai Maiden, appare sul palco un gigantesco gonfiabile con una maschera metallica sul viso, la stessa che indossano i musicisti a inizio show. Nei bis arriva un mostro cornuto, un po’ demone e un po’ divinità, una specie di bafometto che si dice fosse adorato dai templari, che sono spesso tirati in ballo nelle fantasie di complotto. È il simbolo del potere costituito, mentre l’uomo con la maschera è il neo rivoluzionario. Da una parte ci sono gli strateghi dell’oppressione, dall’altra i sedicenti paladini del popolo. Sono entrambe parodie iperboliche. Noi, come i Muse, stiamo nel mezzo.

I Muse a San Siro. Foto: Maria Laura Arturi

Le canzoni sembrano scelte non solo in base all’impatto dal vivo e alla popolarità, perché giustamente c’è un pubblico da soddisfare (i fan gioiscono per Map of the Problematique ), ma anche alla narrazione sottesa al concerto. O forse è semplicemente che negli ultimi anni il trio s’è dedicato con assiduità a certi temi. Canzoni come Resistance o Uprising , ispirate a 1984 di Orwell, appartengono naturalmente a questo filone, pezzi fuori da questo tracciato come Hysteria o Time Is Running Out (che fantastico delirio a San Siro per quest’ultima) vi possono essere facilmente ricondotti, tant’è che quando arriva Verona che non parla di controllo, lotta, oppressione o società, ma d’amore (sebbene in un tempo tumultuoso) sembra quasi un fuori programma. Volano coriandoli, su Compliance vengono sparate stelle filanti.

E così, tra fiammate, cori intonati da decine di migliaia di persone e ritmi marziali, pare d’essere in un videogame che riproduce una manifestazione politica violenta. Il sottotesto è: che cosa succede quando lasci libera d’esprimersi la rabbia? Quando distruggi tutto? Quando assalti il parlamento? Cosa c’è insomma in fondo alla grande transizione globale che stiamo vivendo? Non è un mostro solo il despota cornuto, lo è anche il rivoluzionario con la faccia a specchi che annulla i caratteri individuali e riflette le idee che rimbalzano su internet, strumento che esercita la vera egemonia culturale di quest’epoca. Non vi sembra che il logo di Will of the People bruci sul palco come bruciavano le croci nel sud degli Stati Uniti ai tempi del Klu Klux Klan? Dietro a questa mostruosa fantasia rivoluzionaria populista c’è anche una critica ai modelli d’opposizione di destra, alla deriva ideologica di chi blatera di Piano Kalergi e Grande Reset.

Bellamy a San Siro. Foto: Maria Laura Arturi

Il Will of the People World Tour non è solo una faccenda concettuale, è anzitutto un grande show musicale. Non è come vederli in un club, com’è capitato nove mesi fa all’Alcatraz di Milano , la forza dei timbri elettrici, carichi, estremi si perde in uno stadio, anche nei settori dove si sente in modo normale per gli standard di San Siro, e poi stasera Bellamy forse non è al 100% della forma. In compenso, i difetti dei tre risultano meno rilevanti in contesto extralarge, pesano meno il mestiere quand’è giocato con troppa furbizia, i richiami spudorati ai classici del rock, la mancanza d’ogni sottigliezza, l’enfasi sempre costantemente a mille. Matt Bellamy, Chris Wolstenholme e Dominic Howard sono ottimi musicisti e anche bravi illusionisti: sono in quattro sul palco, contando il polistrumentista Dan Lancaster, sembra che siano in sei. Quando tirano fuori riff, special e finaloni sono uno spettacolo. Lo sono anche nei pezzi che il pubblico intona in coro, come Plug in Baby o Starlight .

È uno show incredibilmente uncool per gli standard odierni, per certi versi tradizionalista essendo il riassunto di quel che uno spettacolo rock era e forse non sarà più. La sua forza sta anche nell’ambiguità, nel modo cioè in cui i Muse rendono potenti ed epiche le parodie populiste. La canzone ha tutt’altro significato, ma da “we won’t stand down” a “la gente come noi non molla mai” il passo è breve. In ogni caso, i Muse restano uno dei pochi esempi di gruppo che usa il vecchio rock per raccontare il presente mettendo in scena una lotta collettiva e non, come usa oggi, una conquista personale gonfiata di retorica. Non sono negli stadi per dirci «guardateci, siamo negli stadi», ma per raccontarci un mondo che cade a pezzi.

Prima della fine mi sposto nella tribuna laterale da dove provenivano parte dei transfughi. Effettivamente la voce si sente poco e la chitarra non ha la “presenza” che dovrebbe avere. «A volte è meglio, a volte è peggio», mi dicono tra una canzone e l’altra alcuni ragazzi. È come se le frequenze più alte fossero tagliate. Alzo gli occhi e vedo l’impianto appeso: sarà successo qualcosa a quegli ampli? «Io le canzoni le riconoscevo, ma perché le so a memoria» mi dice una ragazza. «A volte la voce proprio non c’era» afferma un fan. Un altro aggiunge che «a un certo punto si distinguevano a fatica la chitarra dalla voce» (al momento di chiudere l’articolo l’organizzatore Live Nation non ha comunicato la natura del problema).

L’entusiasmo è comunque alle stelle anche fra i dannati dell’audio quando i Muse chiudono il concerto con Knights of Cydonia . Ogni passaggio è atteso e vissuto come un rito, come accadeva una volta con i pezzoni dei Led Zeppelin o dei Pink Floyd. Che roba: certa musica arriva anche dove non arriva il suono.

Dietro le transenne. Foto: Maria Laura Arturi

Will of the People Interlude + Hysteria Drill Sergeant + Psycho Map of the Problematique Resistance Won’t Stand Down Kill or be Killed (Remix) Compliance Thought Contagion Verona Time Is Running Out The 2nd Law: Isolated System Undisclosed Desires You Make Me Fee Like It’s Halloween Madness We Are Fucking Fucked The Dark Side (Alternate Reality Version) Supermassive Black Hole Plug In Baby Behold, the Glove + Uprising Prelude + Starlight Kill or Be Killed Man with a Harmonica + Knights of Cydonia

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Biografia - Muse

Muse fan-report: valutazioni e recensioni, 69 recensioni (ø 4,96), stupefacenti.

Per la prima volta li ho sentiti a Milano il 22 luglio, band incredibile dal vivo i 3 ragazzi (Matt, Chris,e Dominic + Dan alle tastiere) sanno creare unatmosfera degna di una delle più brave rock band al mondo, sono uscito dallo stadio veramente felice e con una carica micidiale tanto da riscoprire tutti i loro lavori in studio precedenti a WOTP anche se i più famosi già li conoscevo, band da sentire e vedere assolutamente live.

Stratosferici

Che dire... Stupendo... Non vedo lora che ce ritornino, venuta anche la mia bambina di 10 anni che impazzisce per loro... STUPENDI.. GRAZIE

CHE EVENTO!!!

Prima volta dal vivo e ammetto che non mi aspettavo fossero così grandiosi!! Il will offre tre perplessità tour per come lho vissuto io è straordinario. Spettacolo eccellente, la voce di Matthew Bellamy dal vivo è come in registrazione, e il gruppo in sé ti mette una carica tremenda!! Tra laltro,molti si sono lamentati dellaudio che invece nella zona dove ero io era fantastico (bisogna sempre tener conto che uno stadio non è il luogo perfetto in quanto a sonoro). Davvero bravi e se potrò credo non mi perderò un loro altro concerto!!!

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I Muse in concerto a Roma martedì 18 luglio 2023: la scaletta

Muse

Lo stadio Olimpico si prepara a risuonare con l’energia dei Muse il 18 luglio , band alternative rock inglese che promette di intrattenere gli appassionati con chitarre distorte, atmosfere distopiche, giochi di luci e influenze musicali che spaziano dal classico al progressive rock . Il tour mondiale toccherà Roma il 18 luglio, a partire dalle 21 con la seguente scaletta , ripercorrendo i successi dagli anni 90’ all’ultimo album, “Will of the people”, uscito nel 2022:

  • Will of the People
  •  Interlude
  • Won’t Stand Down
  • Thought Contagion
  • Time Is Running Out
  • The 2nd Law: Isolated System
  • Undisclosed Desires
  • You Make Me Feel Like It’s Halloween
  • We Are Fucking Fucked
  • The Dark Side
  • Supermassive Black Hole
  • Plug In Baby
  • Behold, the Glove (Matt Bellamy)
  • Kill or Be Killed
  •  Knights of Cydonia

Matthew Bellamy, chitarrista e frontman della band, torna a solcare il palco dell’Olimpico dopo il successo di “Will Of The People”, al primo posto della classifica album italiana l’anno scorso. Il tour mondiale è partito oltreoceano per poi approdare in Europa, con tappe in UK, in Austria, Olanda, Germania, Francia e Svizzera, toccando i più importanti stadi e festival del continente. In Italia oltre a Roma è prevista una seconda data, il 22 luglio a Milano.

Special guest: chi aprirà il concerto dei Muse

Ogni concerto rock che si rispetti prevede degli headliner o gruppi spalla. Nel caso dei Muse, non potevano mancare band già note nello scenario alternative, come i Royal Blood , e altre meno conosciute come gli One Ok Rock , per avvicinare al rock giapponese.

La scaletta del Will OF The People Tour ripercorrerà i brani storici della band, come Knights of Cydonia, Time is running out o Plug in baby , così come le hit più recenti del gruppo inglese. La musica immersiva dei Muse guiderà i fan in una carriera pluridecennale, costellata di premi che hanno contribuito a renderli t ra le migliori band live al mondo . Tra questi, due Grammy Awards, un American Music Award, sette MTV Europe Music Awards, due Brit Awards, diciannove NME Awards e sette Q Awards e non solo hanno pubblicato il 25 agosto 2022 il loro ultimo album “Will of the people”, che ha debuttato al primo posto in diversi Paesi, tra cui UK, Italia, Francia, Finlandia e Svizzera.

Sono tanti gli appuntamenti che attendono i romani in questa stagione estiva, tra i più attesi anche Madame all’Auditorium Parco della Musica e il Rock in Roma 2023.

Rock in Roma 2023: artisti, date e come comprare i biglietti. Ecco il programma completo

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Muse Tour 2023: concerti a Milano e nuovo album Will of the People

Ticketmaster / 12/09/2022

Muse: in tour a Roma e Milano con il nuovo album Will of the People

I cavalieri del rock britannico ascoltano il volere del popolo e non si tirano indietro. Dopo il sold out della data di Milano i Muse aggiungono, al concerto previsto all’Alcatraz di Milano ad ottobre, due nuove date per l’estate 2023 per presentare dal vivo il nuovo album Will of the People. I know how to win, before you begin: scopri come ottenere i biglietti ufficiali dei nuovi concerti dei Muse a Roma e Milano prima di tutti.

Biglietti ufficiali

Now I’m coming back, a counterattack! A pochi mesi dalla loro cavalcata rock alla  Visarno Arena  per  Firenze Rocks , i  Muse  ci colgono di sorpresa con un contrattacco. La band rock britannica per eccellenza divenuta più forte con il nuovo album  Will of the People  pubblicato il 26 agosto non si tirerà indietro, acconsentendo alla richiesta dei fan italiani di presentare il nuovo progetto discografico il 18 luglio 2023 allo Stadio Olimpico di Roma e il 22 luglio 2023 allo Stadio San Siro di Milano .

Will Of The People World Tour 2023

  • 26/10/2022, Alcatraz, Milano
  • 18/07/2023, Stadio Olimpico, Roma
  • 22/07/2023, Stadio San Siro, Milano

In vendita venerdì 16 settembre alle 10

Scopri le Origini dei Muse , i cavalieri del rock britannico

Will of the people, il nuovo album dei muse.

A distanza di quattro anni dall’ultimo lavoro  The Simulation Theory  e ad un anno dall’uscita del  remix  del secondo album  Origin Of Symmetry ,  Will of the People  è stato pubblicato il 26 agosto al termine di una lunga estate di festival che ha previsto nel cartellone dei Muse anche la data da headliner a  Firenze Rocks  lo scorso 17 giugno .

Il contrattacco musicale dei Muse è stato organizzato tra Los Angeles e Londra negli ultimi due anni sotto la direzione artistica del batterista Dominic Howard .Come si evince dal titolo, il nono album in studio dei Muse sarà un disco a sfondo politico, figlio del tempo di “crescente incertezza e instabilità nel mondo”. Nelle parole di Matt Bellamy :

La pandemia, nuove guerre in Europa, massicce proteste e rivolte, un tentativo di insurrezione, destabilizzazione della democrazia occidentale, crescente autoritarismo, incendi e disastri naturali e la destabilizzazione dell’ordine globale hanno influenzato l’album. È stato un periodo preoccupante e spaventoso per tutti noi perché l’impero occidentale e il mondo naturale, che ci hanno cullato per così tanto tempo, sono minacciati sul serio. Questo album è un viaggio personale attraverso quelle paure e la preparazione per ciò che verrà dopo .

Il nono album in studio della band che non ama essere ingabbiata in un genere musicale spazia dal glam-rock distopico ( Will of the People ) e dall’elettronica ( Verona  e  Compliance ) all’industrial ( Kill or Be Killed ) e al pop in stile Adele. Il secondo singolo estratto da Will of the People, a detta del frontman dei Muse il loro album migliore, è  Compliance ; il brano smaschera:

la promessa di salvezza e la rassicurazione venduteci da autorità potenti in tempi di vulnerabilità. Le gang, i governi, i demagoghi, gli algoritmi dei social media e le religioni ci seducono con verità fuorvianti e favole confortanti. Vogliono che ci uniamo alla loro visione ristretta del mondo in cambio dell’obbedienza e chiudiamo un occhio alla nostra voce interiore della ragione e di compassione. 

Guarda il videoclip ufficiale di Compliance dei Muse, diretto da Jeremi Durand e ispirato al film Looper

MUSE - COMPLIANCE [Official Music Video]

Con l’ultimo singolo estratto da Will of the People i Muse ci ricordano che si sta avvicinando il periodo più spaventoso dell’anno. Il video di You Make Me Feel Like It’s Halloween è stato diretto da Tom Teller e contiene delle citazioni di film horror cult che hanno fatto la storia del cinema come Shining ,  Friday the 13th ,  Scream ,  IT ,  The Running Man ,  Carrie  e  Nightmares in the Sky.  

Guarda il videoclip ufficiale di You Make Me Feel Like It’s Halloween dei Muse

MUSE - YOU MAKE ME FEEL LIKE IT'S HALLOWEEN [Official Music Video]

Tutte le canzoni del nuovo album Will of the People

  • Will Of The People
  • Won’t Stand Down
  • Ghosts (How Can I Move On)
  • You Make Me Feel Like It’s Halloween
  • Kill Or Be Killed
  • We Are Fucking Fucked

La scaletta del concerto dei Muse all’Alcatraz di Milano

A due mesi di distanza dalla pubblicazione del loro nuovo album, i Muse sono saliti sul palco dell’ Alcatraz di Milano per presentare per la prima volta dal vivo molti dei brani di Will Of The People, oltre alle canzoni della loro discografia più amate dai fan nella scaletta del concerto:

  • Will of the People
  • Won’t Stand Down
  • Plug In Baby
  • The Gallery
  • Map of the Problematique
  • You Make Me Feel Like It’s Halloween
  • Supermassive Black Hole
  • Kill or Be Killed
  • Knights of Cydonia

Muse Tour 2023: come ottenere i biglietti ufficiali per i concerti dei Muse a Roma e Milano prima di tutti

Se non stai più nella pelle per il ritorno live dei Muse e hai preordinato il loro nuovo album  Will of the People  dallo store ufficiale  https://muse.lnk.to/WOTP-Download , preparati ad accedere alla presale dell’album  mercoledì 14 settembre 2022 alle 10 (ora italiana) .

Questa presale, che sarà  attiva per 48 ore , consentirà ai fan come te di ottenere i biglietti ufficiali per i concerti dei Muse a Roma e Milano prima della vendita generale.

Conserva il tuo codice univoco: dovrai inserirlo  una sola volta  nella pagina dedicata su Ticketmaster.it per procedere con l’acquisto.

Per accaparrarti i biglietti ufficiali per i concerti dei Muse prima di tutti, registrati ora su livenation.it per accedere gratuitamente  dalle 10 di giovedì 15 settembre 2022   per sole 24 ore alla PRESALE My Live Nation .

I biglietti ufficiali per il Will Of The People World Tour 2023 dei Muse andranno in vendita  alle 10 di venerdì 16 settembre 2022 su Ticketmaster.it .

We won’t let you feel lost anymore : segui i nostri consigli Master per non perdere tempo il giorno della vendita dei biglietti ufficiali dei Muse:

  • Crea subito un account su Ticketmaster.it o aggiorna i campi obbligatori del tuo account.
  • Scegli come modalità di consegna l’eTicket, in modo da poter ricevere subito i tuoi biglietti ufficiali e stamparli gratuitamente senza nessun costo aggiuntivo.
  • Paga con la tua carta Postepay per ottenere uno sconto in cashback del 2% sul totale pagato!

Nota bene: i concerti dei Muse sono eventi con biglietti nominativi, per sapere come compilare correttamente nome e cognome dei partecipanti all’evento in fase di acquisto consulta le  FAQ sui biglietti nominativi .

Biglietti ufficiali per il concerto dei Muse a Roma: prezzi e tipologie

Tribuna Monte Mario Centrale € 85,00 + diritti di prevendita Tribuna Monte Mario € 75,00 + diritti di prevendita Prato (in piedi) € 70,00 + diritti di prevendita Distinti Nord Ovest € 55,00 + diritti di prevendita Distinti Sud Ovest € 55,00 + diritti di prevendita Curva Nord Numerata € 42,00 + diritti di prevendita Curva Sud Numerata € 42,00 + diritti di prevendita

La mappa del concerto dei Muse allo Stadio Olimpico di Roma

gruppo spalla muse tour

Biglietti ufficiali per il concerto dei Muse a Milano:

1° anello rosso numerato: € 85,00 + diritti di prevendita 2° anello rosso numerato: € 75,00 + diritti di prevendita Prato (in piedi): € 75,00 + diritti di prevendita 1° anello verde numerato: € 70,00 + diritti di prevendita 1° anello blu numerato: € 70,00 + diritti di prevendita 2° anello verde numerato: € 50,00 + diritti di prevendita 2° anello blu numerato: € 50,00 + diritti di prevendita 3° anello rosso numerato: € 50,00 + diritti di prevendita 3° anello verde numerato: € 40,00 + diritti di prevendita 3° anello blu numerato: € 40,00 + diritti di prevendita

La mappa del concerto dei Muse allo Stadio San Siro di Milano

gruppo spalla muse tour

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La scaletta del concerto dei Muse a Roma

A un anno dall’incredibile concerto all’Alcatraz di Milano, la band di Matt Bellamy torna in Italia per promuovere l’album Will of the People

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Tutto pronto per il ritorno dei Muse in Italia . Domani sera, 18 luglio, la band inglese salirà sul palco dello Stadio Olimpico di Roma per la prima delle tue tappe che vedrà Matt Bellamy e soci esibirsi nel nostro paese. La seconda, come potete immaginare, a Milano, dove i Muse suoneranno allo Stadio Meazza il prossimo 22 luglio.

Il ritorno in Italia

Nelle ultime settimane i Muse sono impegnati con le tappe internazionali del loro Will of the People World Tour , volto a promuovere l’omonimo album pubblicato nel 2022. Un’occasione perfetta per tornare in Italia, dove il gruppo guidato da Matt Bellamy si era esibito per l’ultima volta lo scorso anno, con un live all’Alcatraz di Milano che i fan faticano ancora oggi a dimenticare. Uno spettacolo incredibile, che i Muse cercheranno di superare nelle due tappe italiane del loro tour, durante il quale saranno le città di Roma e Milano ad accogliere la band.

Muse_2022_Monogram_Censored_preview

approfondimento

Muse, will of the people è un viaggio nelle paure dell'umanità, la scaletta.

C’è grande attesa per il concerto dei Muse a Roma, una città da cui la band mancava da un po’. Per il momento, la band inglese non ha ancora rilasciato una scaletta ufficiale, ma è probabile che Matt Bellamy ci regali un’esibizione simile a quella di Berna:

  • Will of the People
  • Won’t Stand Down
  • Thought Contagion
  • Time Is Running Out
  • The 2nd Law: Isolated System
  • Undisclosed Desires
  • You Make Me Feel Like It’s Halloween
  • We Are Fucking Fucked
  • The Dark Side
  • Supermassive Black Hole
  • Plug In Baby
  • Behod, the Glove
  • Simulation Theory Theme
  • Kill or Be Killed
  • Knights of Cydonia

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Muse, annunciate le date italiane del tour negli stadi 2023

Il 18 e il 22 luglio la band britannica suonerà allo stadio Olimpico di Roma e allo stadio San Siro di Milano. I biglietti saranno disponibili dal 16 settembre

Autore Billboard IT

  • Il 12 Settembre 2022

Muse, annunciate le date italiane del tour negli stadi 2023

I Muse (foto di Nick Fancher)

I Muse hanno annunciato le tappe italiane del loro Will Of The People World Tour negli stadi . Gli appuntamenti per assistere allo spettacolo della band britannica sono fissati per il 18 e il 22 luglio 2023, rispettivamente allo stadio Olimpico di Roma e allo stadio San Siro di Milano.

Il tour mondiale dei Muse toccherà tutti gli stadi più importanti d’Europa e ad accompagnare il gruppo in ogni data ci saranno i Royal Blood , il duo composto da Mike Kerr e Ben Thatcher.

Will of the People : l’album record dei Muse

L’annuncio del tour mondiale dei Muse arriva a poco più di due settimane di distanza dall’uscita di Will of the People . L’album – composto da dieci tracce interamente autoprodotte dalla band – ha riscosso un enorme successo tra critica e pubblico, debuttando al primo posto in diversi paesi, tra cui l’Italia. Un risultato eccezionale: nel 2022, infatti, nel nostro Paese l’unico artista internazionale ad aver raggiunto l’apice della classifica è stato Harry Styles con il suo Harry’s House .

I biglietti per le date dei Muse negli stadi saranno disponibili a partire dal 16 settembre su TicketOne , ma per spezzare l’attesa e gustare un’anteprima di ciò che sarà il Will Of The People World Tour l’appuntamento con la band capitanata da Matthew Bellamy è per il 26 ottobre all’Alcatraz di Milano.

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I Muse in Italia nell’estate 2023: concerti allo stadio di Roma e di Milano

Dopo il lancio del nuovo album «Will Of The People», il gruppo rock britannico ha annunciato altre date europee del loro tour mondiale per il prossimo anno, che li vedrà impegnati il 18 luglio all’Olimpico e il 22 a San Siro

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A due settimane dall’uscita del loro ultimo disco, «Will Of The People», che ha debuttato al primo posto nella classifica album italiana, i Muse hanno annunciato altre date europee per il loro «Will Of The People World Tour», che la prossima estate toccherà anche l’Italia. La band britannica formata da Matthew Bellamy, Chris Wolstenholme e Dominic Howard si esibirà infatti il 18 luglio allo stadio Olimpico di Roma e replicherà poi il 22 a San Siro (prevendita da mercoledì 14 settembre su tutte le principali piattaforme online).

Ritorno in grande stile

In entrambe le occasioni, come pure per tutti gli appuntamenti del 2023, ad aprire i concerti dei Muse saranno i Royal Blood, il duo britannico formato da Mike Kerr e Ben Thatcher che torna così nel nostro Paese dopo l’esibizione all’Alcatraz di Milano dello scorso giugno. Oltre che in Italia, il tour mondiale farà tappa anche in Austria, Olanda, Germania, Francia e Svizzera. Pubblicato a quattro anni di distanza da «Simulation Theory», l’album «Will Of The People» rappresenta il ritorno in grande stile della band che, per l’occasione, ha anche pubblicato il video del singolo «You Make Me Feel Like It’s Halloween», ispirato a classici del cinema horror come «Shining», «Venerdì 13», «Scream» e «It».

12 settembre 2022 (modifica il 12 settembre 2022 | 18:41)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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I Muse tornano in Italia: la scaletta dei concerti

  • Mauro Abbate
  • - 18 Luglio 2023 9:04

Muse

I Muse tornano in Italia: la scaletta dei concerti della rock band inglese di Matthew Bellamy negli stadi nel 2023.

I Muse tornano a suonare in Italia. La band inglese, protagonista in questo 2023 del Will of the People World Tour , il giro di concerti negli stadi di tutto il mondo per promuovere il loro ultimo album, pubblicato nel 2022, stanno per rimettere piede anche nel nostro paese.

Dopo aver emozionato i fan già lo scorso anno, tra le altre cose con un concerto all’Alcatraz di Milano destinato a rimanere per sempre nel cuore dei fan, sono pronti a conquistare nuovamente due dei più importanti stadi italiani. Scopriamo insieme la possibile scaletta dei prossimi appuntamenti dal vivo del gruppo guidato da Matt Bellamy .

Muse in concerto in Italia nel 2023: le date

Saranno due gli appuntamenti dal vivo in Italia in questa estate 2023 per la rock band inglese, una delle più amate in tutto il mondo. Il primo è in programma il prossimo 18 luglio allo Stadio Olimpico di Roma .

Il secondo li vedrà invece protagonisti allo Stadio Giuseppe Meazza in San Siro, a Milano , città in cui si sono già esibiti moltissime volte nella loro carriera e che è diventata quasi un punto fermo per ogni loro tour mondiale.

La scaletta dei Muse nel 2023

Stando a quanto abbiamo potuto vedere nelle date all’estero della band inglese, i concerti che ci aspettano saranno lunghi e pieni di momenti emozionanti. Nella scaletta troveranno spazio, e non potrebbe essere altrimenti, molti dei brani presenti nel loro ultimo album. Non mancheranno però anche canzoni che fanno parte del loro repertorio di grandi classici . Senza dimenticare qualche vera e propria chicca per accontentare i fan di lunga data.

gruppo spalla muse tour

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Da bob marley a vasco e i muse: tutti i concerti a san siro.

Di seguito la scaletta della band presentata a Berna , in Svizzera, lo scorso 12 luglio:

– Will of the People – Interlude – Hysteria – Psycho – Bliss – Resistance – Won’t Stand Down – Compliance – Thought Contagion – Verona – Time Is Running Out – The 2nd Law: Isolated System – Undisclosed Desires – You Make Me Feel Like It’s Halloween – Madness – We Are Fucking Fucked – The Dark Side – Supermassive Black Hole – Plug In Baby – Behod, the Glove – Uprising – Prelude – Starlight – Simulation Theory Theme – Kill or Be Killed – Knights of Cydonia

Riproduzione riservata © 2024 - NM

ultimo aggiornamento: 18 Luglio 2023 9:33

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Muse, Tour 2023: biglietti e scaletta del concerto

Indice dei contenuti

I Muse sbarcano in Italia con il loro Will Of The People World Tour che li vedrà protagonisti il 18 luglio 2023 allo Stadio Olimpico di Roma e il 22 luglio 2023 allo Stadio San Siro di Milano . Il tour mondiale farà tappa anche in UK, oltre che in Austria, Olanda, Germania, Francia e Svizzera e toccherà le più importanti location del vecchio continente.

Riconosciuta come una delle migliori band dal vivo al mondo, i MUSE hanno vinto numerosi premi musicali tra cui due Grammy Awards, un American Music Award e cinque MTV Europe Music Awards. Il nuovo Tour è già carico di aspettative e non dovrebbe deludere le attese.

Biglietti concerti Muse, Tour 2023

I biglietti per i concerti di Milano e Roma sono disponibili su Ticketone: CLICCA QUI PER ACQUISTARE

Date concerti Muse, Tour 2023

18 luglio Roma, Stadio Olimpico

22 luglio Milano, Stadio San Siro

Come raggiungere i concerti

Scaletta concerto muse , tour 2023.

Ecco la scaletta proposta dai Muse durante la data di Berlino, ottobre 2022:

Will of the People Assassin Won’t Stand Down New Born We Are Fucking Fucked Plug In Baby The Gallery Compliance Map of the Problematic Liberation Minimum You Make Me Feel Like It’s Halloween Supermassive Black Hole Prelude Starlight

BIS Kill or Be Killed Knights of Cydonia

La Bio dei Muse

Il gruppo musicale inglese è formato da Matthew Bellamy (voce, chitarra, tastiera), Christopher Wolstenholme (basso, cori) e Dominic Howard (batteria, percussioni). È stato fondato a Teignmouth, nel Devon, nel 1994.

Il loro stile musicale è difficile da classificare, poiché spazia dal rock al pop al metal, con influenze di musica classica e elettronica. I Muse hanno raggiunto il successo internazionale con il loro terzo album, “Absolution”, pubblicato nel 2003, che ha raggiunto la prima posizione nella classifica inglese e ha venduto oltre tre milioni di copie in tutto il mondo.

I Muse hanno continuato a sfornare album di successo, come “Black Holes and Revelations” (2006), The Resistance” (2009), “The 2nd Law” (2012) e “Drones” (2015), e hanno vinto diversi premi, tra cui due Grammy Awards. Nel corso della loro carriera, hanno venduto oltre 20 milioni di album in tutto il mondo e si sono esibiti in centinaia di concerti dal vivo.

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Sono partiti dal pop futurista e depresso di Radiohead & C., ma anche dall'energia dell'hardcore americano. Poi, hanno osato su tutti i fronti, tra svolte dance, deliri epico-sinfonici, cavalcate space-western , stando alla larga da ogni nozione di equilibrio o buon gusto. Ecco chi sono i Muse, una delle band più amate/odiate degli ultimi anni

I Muse sono un trio di Tinighmonth, Inghilterra, esploso grazie a un sound peculiare, che combina tenere melodie vocali, chitarre al vetriolo e suggestive atmosfere elettroniche. Una formula che rivitalizza il pop anemico dei Radiohead con una verve hardcore presa in prestito da band come Sonic Youth , Nirvana e Rage Against The Machine . La band nasce nel 1999 dall'incontro tra Matthew Bellamy (voce, chitarra e pianoforte), Dominic Howard (batteria) e Chris Wolstenholme (basso e cori). E nello stesso anno pubblica l'album Showbiz (Mushroom Records) che conquista i favori del pubblico dell'indie-rock (oltre mezzo milione di copie vendute) e diversi premi della critica: "Brand New Band 2000" all'NME Carling Premier Awards, nomination come best band e best album ai Q Awards, best band e best live act ai Kerrang Awards. Sulla band si concentrano le attenzioni di diverse etichette internazionali, tra cui la Maverick di Madonna che li ingaggia negli Stati Uniti. La critica li consacra subito come gli gli eredi del guitar-sound , ormai disperso in divagazioni elettroniche, dei Radiohead. Ma c'è anche chi li accosta al cantautorato poetico e intimista di Jeff Buckley . Eppure per Matthew Bellamy, leader della band, le influenze dei Muse sono completamente diverse: "Adoriamo i Rage Against The Machine e i Primus , siamo cresciuti ascoltando band alternative come Sonic Youth e Dinosaur Jr.". Influenze già percepibili in brani ambiziosi come "Fillip" e (soprattutto) "Sunburn", che travalicano i confini dell'agonizzante britpop di fine anni 90. E di energia hardcore vibrano anche le performance live del gruppo, che sul palco scatena un uragano di suoni elettrici: "Ci presentiamo soli - racconta Bellamy - con i nostri strumenti, e chi ci ha visto può garantire che abbiamo l'energia di un'intera orchestra". È proprio dal vivo, in effetti, che i Muse riescono ad essere più trascinanti, come conferma il successo della loro recente tournée italiana, che ha registrato sempre il tutto esaurito. Ma l'etichetta Britpop, per i Muse, è difficile da cancellare. E c'è già chi ironizza su di loro come "cloni" dei Radiohead. "La missione dei Muse è suonare come un ibrido geneticamente modificato di Queen , Jeff Buckley e Radiohead. Ci sono riusciti?", ironizza New Musical Express. E così Bellamy e soci decidono di accentuare l'anima rock del loro suono. Dichiarano apertamente di volersi rifare soprattutto al chitarrismo doc, da Jimi Hendrix ai Nine Inch Nails , passando per i Police e i Nirvana. E al solito produttore John Leckie (Radiohead, Stone Roses) decidono di affiancare David Bottrill, già con A Perfect Circle , Tool , Deus . La svolta si consuma in un tour americano che vede i Muse come gruppo spalla prima di Pavement e Flaming Lips , e poi dei Red Hot Chili Peppers . Bellamy, chitarra elettrica alla mano, si esibisce in performance infuocate che culminano spesso con il sacrificio degli strumenti di hendrixiana memoria. Da questa svolta chitarristica nasce il nuovo album Origin Of Symmetry , preceduto dal robusto singolo "Plug In Baby". Registrato negli studi Real World di Peter Gabriel a Bath e nello studio galleggiante sul Tamigi di proprietà dei Pink Floyd , è un album rabbioso e romantico al tempo stesso, che conferma il talento della band britannica. L'umore malinconico di brani come "New Born" ("L'amarezza cresce dentro/ come un neonato/ quando hai visto troppo e troppo presto"), "Darkshines" e "Citizen Erased" aggiorna al Duemila lo spleen decadente di Morrissey . E tutto il disco mette in mostra un sound fattosi ora più corposo e variegato, con tinte elettroniche metalliche e spaziali. Lo stesso NME, che nel frattempo li ha consacrati "band rivelazione del 2000", scrive ora di loro: "I Muse sono riusciti a trasformare le loro nevrosi di provincia in un'idea universale". Il successo di Origin of Symmetry riporta alla luce anche uno dei primi lavori della band: l'interessante Ep Muscle Museum , che mette in evidenza il debito dei Muse verso il prog-romantic degli Ultravox di "Quartet". Ormai la stampa britannica punta chiaramente su di loro, insieme ai Belle and Sebastian , come band di punta della scena indie rock. Ma Bellamy resta diffidente sui pericoli dello show business: "Ci sono molti uomini d'affari che spremono gli artisti e basta. In Gran Bretagna, poi, la stampa esagera sempre: ora ti esalta e ora ti distrugge. Fino a poco fa non venivamo presi sul serio, forse perché eravamo troppo giovani, ora le cose stanno cambiando". Parola del nuovo astro nascente del rock britannico. Un ragazzo del 1978 che dice di identificarsi in "Blue Valentine" di Tom Waits e di amare oltre ogni limite il personaggio di Al Pacino nel "Padrino". I Muse tornano nel 2002 con la doppia antologia Hullabaloo Soundtrack che raccoglie B side degli inizi carriera (marzo 1999-ottobre 2001) più un estratto da un concerto a Parigi. Nel 2003 i Muse tornano con Absolution , per un ennesimo successo di pubblico, che però delude in buona parte le aspettative della critica. Dopo una intro inutile parte "Apocalypse Please", pezzo tirato retto in retrovia da un accordo elementare di piano, con la voce di Bellamy che come al solito tende in progressione e gioca in falsetto, pochi accordi di tastiere minimali alla Philip Glass . Pezzo sincopato dalla struttura scheletrica ma di buon impatto. Come al solito, però, è la voce che sorregge il brano mentre la parte strumentale arranca un po'. La successiva "Time Is Running Out" è un pezzo tutto sommato simile, ma gode di una progressione mozzafiato rovinata da un coretto indegno in coda allo zenit emotivo del brano. Rallentiamo con "Sing For Absolution", pezzo compositivamente più solido, decisamente melodico con finale in crescendo, forse un po' troppo urlato, ma tutt'altro che disprezzabile. "Stockholm Syndrome" prova degli inserti quasi heavy senza convincere, c'è una ricerca ostentata del "wall of sound", ma tra l'altro cominciamo un po' ad annoiarci di Bellamy, sempre sull'orlo del collasso con l'ugola appesa al microfono. Pezzo inutile. "Falling Away With You" ha un inizio voce e acustica che ben presto accelera, per poi riprendere la linea melodica primitiva. Quello che manca è proprio la struttura compositiva, che risulta inconsistente. Tralasciamo "Interlude", trenta secondi di rumore , per proseguire con "Hysteria", pezzo chitarristico che riprende un po' "Stockholm Syndrome", con l'aggravante di un ritornello adatto ai cori da stadio. "Black Out" ci stupisce un po' per la sovrabbondante presenza di archi: pezzo malinconico, magari non travolgente, ma suggestivo. Stiamo disperando di tornare almeno alla qualità dei primi brani ed ecco "Butterflies And Hurricanes", forse il pezzo migliore del disco, solita progressione, ma rinvigorita e raffinata da un ottimo ed eclettico gioco strumentale, con la sezione ritmica che riesce a oltrepassare i limiti di un accompagnamento granitico ma un po' ottuso e inserti pianistici che sembrano veramente rubati a Gershwin. Un pezzo ridondante e decadente, ma veramente notevole. Che sia solo un'illusione, però, lo dimostra la successiva "The Small Print", solito e sterile scintillar di muscoli e rotear di spade. "Endlessly" è un riempitivo così come "Thoughts Of A Dying Atheist", che per lo meno ha il pregio di una ritmica ballabile e divertente. Colpo di coda finale con "Ruled By Secrecy", lenta, al piano, suadente e malinconica. Absolution è un disco alterno, non da buttare ma sostanzialmente una grossa delusione. Il quarto disco dei Muse abbandona in parte le atmosfere da qualunquismo apocalittico orribilmente classicheggiante del lavoro precedente, per ripescare il pop-rock elettrico degli esordi, ma non solo. Il gruppo cerca nuove vie, tenta di ampliare il proprio raggio d'azione; impossibile non porsi dubbi dopo il passo falso di Absolution , che faceva intravedere un'obsoleta tendenza a comporre canzoni banali e ripetitive. Il singolo che lancia Black Holes & Revelations (2006) lascia intravedere segnali incoraggianti: "Supermassive Black Hole", con il suo riff epidermico e il suo falsetto volutamente sdolcinato, si rivela infatti un ibrido rock moderno, con la sua carica ipnotica, tra eco discendenti e distorsioni luccicanti. Purtroppo, però, non tutto il disco si mantiene su questi standard; il synth che introduce "Take a Bow" sa di già sentito e il tema melodico è ancora peggio; i Muse vogliono comporre musica toccante, ma non sono i Radiohead. Il brano si riprende tuttavia nel crescendo elettronico successivo, avvincente e ricco di tensione. La melodia banale di "Starlight" si basa su un impasto di fondo discreto; rovinato dall' appeal troppo easy del cantato. Ugual sensazione suscita "Invincible", forte di un ritmo marziale e di musicalità tenui, rovinate dalla melodia insulsa. "Soldier's Poem" è la solita triste ballata senza alcun sussulto emotivo. Le trame si fanno più interessanti con "Map Of The Problematique", un affascinate intreccio di chitarre ed elettronica dalle sonorità distese e ben equilibrate. "Assassin" è bel rock, affannato forse nel refrain , ma abbastanza slanciato nel macinare ritmi furenti. L'epico riff di "Exo Politics" è probabilmente il migliore del lotto, stesso discorso non si può fare per la melodia che si dimostra il principale punto debole del disco. Dispiace vedere come brani discreti di rock elettronico vengano continuamente rovinati dal songwriting stantio di Mathew Bellamy. "City Of Delusion", sfuggente mix di psichedelica sintetica e armonie latineggianti, sarebbe stata un piccolo capolavoro, messa nelle mani dei musicisti giusti. "Hoodoo" fa capire che i Muse, privati della voce lamentosa di Bellamy, sarebbero potuti essere persino un punto di riferimento per il prog-rock . Ma purtroppo non tutte le favole hanno un lieto fine e dobbiamo accontentarci dei sei splendidi minuti di guerra trasposta in musica che vanno a formare "Knights Of Cydonia", forse l'unico vero brano degno di essere ricordato in questo disco, insieme al primo singolo. Black Holes & Revelations è un album sintomatico dei problemi del gruppo; le potenzialità per diventare qualcuno ci sono, ma nella maggior parte dei casi vengono sciupate a favore di un pop-rock dannatamente insulso e maleodorante. È ora che i Muse imparino a gestire le loro capacità. H.A.A.R.P. (2008) è un buon consuntivo della loro attività dal vivo. I pezzi risultano più energici e diretti, e l'assenza di quei riempitivi che penalizzano i lavori in studio rendono questo live l'analogo di un ottimo best of. Con The Resistance (2009) i Muse osano ancora. L'album fa della varietà e del citazionismo la sua bandiera: il singolo "Uprising" combina Marilyn Manson e Steppenwolf, "Resistance" cavalca una magniloquenza U2 un po' modaiola, "Undisclosed Desires" tenta di invadere i territori dei Depeche Mode , ma finisce per assomigliare più che altro a Beyoncé. "Unnatural Selection" e "MK Ultra" sono pezzi dal discreto tiro , anche se lontani dalle pulsazioni dance di "Supermassive Black Hole". Ma il disco si fa notare, nel bene e nel male, soprattutto per due pezzi ipertrofici: "United States of Eurasia" e "Exogenesis". La prima è l'apice dell'ampollosità kitsch della band: un plagio fatto e finito di " Bohemian Rhapsody ", riletto in chiave antiutopistica, inneggiante all'unità politica dell'Eurasia e concluso da una divagazione strumentale su un tema di Chopin. La seconda è una suite orchestrale in tre parti: il risultato è mediocre e pure un po' soporifero, ma resta un caso raro di commistione rock/orchestra in cui l' interplay vada oltre il botta-e-risposta , lo stacchetto pseudo-Bach o il tappeto d'archi più becero. The Resistance è un disco dall'umore scuro (claustrofobico, perfino) e segna una virata rispetto al piglio leggero e tutto sommato autoironico di Black Holes And Revelations . Purtroppo è anche un disco molto altalenante, privo di effettivi picchi e pervaso da uno spiacevole effetto patchwork - pare che la band abbia composto N strofe, N ritornelli e N bridge , e solo dopo si fosse posta il problema di assemblarli. The 2nd Law (2012) segna uno sgonfiamento - parziale, sia chiaro - delle manie di grandezza che da sempre accompagnano lo stile Muse e, per logica conseguenza, un mezzo ripudio dello stesso. Per capirci: niente suite interminabili, niente epica space-western , pochi scopiazzamenti classici e persino molti meno barocchisimi del solito. Il guaio è un altro: levati orpelli e atmosfere evocative in favore di vere e proprie pop song , la loro si rivela una musica a dir poco inconsistente. La grande varietà stilistica, sulla carta un punto di forza del disco, a conti fatti appare mal spesa. Incapace di andare all'osso del suo linguaggio musicale, il trio si aggrappa a un eclettismo pacchiano stile "Queen anni Ottanta", inseguendo loffie smancerie paranatalizie ("Explorers", evidente autocitazione di " Invincible " scritta ben quattro anni or sono), fetidi flirt col George Michael di "Faith" (la già onnipresente e parimenti insopportabile "Madness") e imbarazzanti seppur caricaturali esperimenti operistici (l'inno olimpico "Survival"). Un discorso a sé va fatto per "Save Me" e "Liquid State", scritte e composte dal bassista Chris Wolstenholme: la prima è solo insostenibilmente melensa, la seconda sembra fuggita da un album dei Foo Fighters , in cui avrebbe invece fatto bene a restare. La confusione regna - e chiamarla entropia sarebbe un avallo immeritato al concept dell'album - ma qualche episodio si salva, seppur senza eccellere. Tra questi, come facilmente prevedibile, i più roboanti: la smargiassissima "Supremacy" - leggi il Bolero di Ravel sulla base della zeppeliniana "Kashmir" - l' euro-tunza "Follow Me", coprodotta da Nero e le due metà della title track - quella "Unsustainable" più inutile che brutta e tanto chiacchierata per i suoi bass drop stile Skrillex e "Isolated System". The 2nd Law era per certi versi l'album più difficile per i Muse, che ben sapevano di andare in ogni caso incontro allo sdegno dei più. Matthew Bellamy e compagni se ne sono fregati e han tirato dritto verso il nulla. Hanno prodotto il loro disco più statico, nonostante l'estrema varietà di linguaggi affrontata negli intenti con pudore e in maniera in realtà a dir poco maccheronica. Non facendosi mancare nemmeno quello sguardo anche un filo saccente, pronto a lanciarli contemporaneamente nelle braccia dei sempre più numerosi fan e nelle fauci della critica più snob . Nonostante un cammino per alcuni versi discutibile, i Muse si impongono come una delle poche band in grado di riempire gli stadi di tutto il mondo, forti di una tecnica ineccepibile e di un carniere di hit che poche band coeve oggi possono vantare. Il settimo lavoro della loro discografia, Drones , pubblicato a giugno del 2015, li riporta verso sentieri più rigorosamente chitarristici, sprigionando una potenza di suono che sa di ritorno a casa. Il tutto era stato ampiamente sancito sin dalle tracce fatte circolare in anteprima qualche settimana prima della pubblicazione, grazie alle quali i fan hanno potuto scoprire il nuovo materiale, brani che pur non brillando per originalità (i Muse hanno fatto tutto questo molto meglio anni fa) si lasciano ascoltare gradevolmente. Drones viene presentato come un concept sulle discutibili politiche, imposte da un ipotetico governo, incentrate sul lavaggio del cervello, l'annullamento dell'individuo e il simbolico sopravvento dei droni. Nella visione del trio, da ciò scaturirebbe una ribellione in grado di portare conseguenze disastrose per l'intera umanità. "Dead Inside", posta in apertura, apre i giochi senza sfigurare, lasciando spazio ai riffoni di "Psycho" (sì, ricorda molto "Personal Jesus") e alle furberie U2 -style di "Mercy". "Reapers" mette in pista il fingerpicking di Bellamy, e la successiva "The Handler" non lesina energia densa di elettricità. La seconda parte è mediamente meno aggressiva, ponendo in sequenza la trascurabile "Defector", le furberie di "Revolt", la ballad "Aftermath", l'epicità di "The Globalist" (oltre dieci minuti, a confermare la passione per i pezzi strutturati) e la coralità della conclusiva title track. Preso il ritmo di un disco ogni tre anni, Drones ha il sapore del compitino ordinato, svolto da chi è bravo e sa di poter agguantare la sufficienza senza troppi sforzi: nessuna trovata originale (colpiva quasi di più l'elettronica a sorpresa della sciapita " Madness "), nessun guizzo che faccia gridare al miracolo (mentre ancora ci strappiamo i capelli per l'incredulità all'ennesimo ascolto di "New Born" o "Plug In Baby"). Che siano un fenomeno costruito, o possessori di talento sopraffino, che ognuno ne discuta e tragga le conclusioni che preferisce. Probabilmente i Muse sono la migliore sintesi contemporanea delle due cose. Sta di fatto che "Drones", a conti fatti, la sufficienza la strappa. Proprio quando i giochi sembravano ormai fatti, il trio britannico riesce ancora una volta a sorprendere, già dalla copertina Simulation Theory (realizzata da Kyle Lambert, autore della locandina della serie-tv "Stranger Things"), che ci immerge in territorio synth-wave : mood cinematografico, richiami al mondo orientale e agli anni 80, ma al contempo a un futuro distopico e cyberpunk pennellato di blu e magenta. Di synth-wave intesa come genere musicale e non come estetica, a un primo ascolto sembra non esserci granché, ma piccoli, precipui echi appaiono sempre più prepotentemente, se si pone attenzione, addirittura sin dalla prima traccia, che è anche la migliore del disco, "Algorithm". Synth corposi accompagnano tocchi di pianoforte e violini e la voce sottile di Bellamy in una estenuante guerra al "tuo creatore", mentre il videoclip spilucca sia da " Tron " e " Terminator " che da certe canzonature vaporwave . Le contaminazioni sono tante, forse troppe. Bellamy, Howard e Wolstenholme hanno avuto coraggio ad abbracciare così tanti elementi all'interno di un'unica visione: dal funk coatto di "Propaganda", con robot skrillexiani e citazioni princiane , a "Dig Down" la cui base ricorda pericolosamente quella di " Madness " e, perché no, anche qualche richiamo al caro, vecchio rock con tanto di cori epici, ("Blockades"). E poi c'è la stranissima "Break It To Me", che si regge sulla linea di basso e su atmosfere che richiamano il crossover dei primi anni 90, ma è forte al contempo di una ritmica arabeggiante. "Thought Contagion" farà invece faville ai concerti, come dimostra la versione live contenuta nell'edizione Super Deluxe . Come episodio ampiamente trascurabile (brutto), si può citare "Get Up And Fight", power ballad adolescenziale che sembra uscire da uno qualsiasi dei dischi post-"Meteora" dei Linkin Park , in cui purtroppo Bellamy si gioca la migliore prestazione vocale dell'album. E poi c'è il country-pop delicato di "Something Human", che proprio per via del suo anelito malinconico e della sua essenzialità sembra un po' stonare all'interno di un disco così corposo. I momenti più interessanti, oltre alla già citata "Algorithm", sono però costituiti da "The Dark Side", "The Void" e "Pressure". Quest'ultima, prodotta da Timbaland , ha riff e anima rock 'n' roll ma un cuore di caldo pop elettronico ed è probabilmente il pezzo più catchy composto dai nostri dai tempi di " Panic Station ". E, a giudicare dal video, pare che i Muse ci abbiamo dato dentro con "Stranger Things" e con i film splatter degli anni 80. "The Dark Side" e "The Void" recuperano quel nitore malinconico e disperato ma venato di speranza che ci fece innamorare dei Muse ormai tanto tempo fa e costituiscono, a parere di chi scrive, la perfetta sintesi dei nuovi Muse, armati di synth inquieti, ma con la stessa weltanschauung di un tempo. Ormai quarantenni, forse stanchi di rimanere ancorati all'immagine di rockettari e alimentati da un dinamismo creativo che li ha sempre spinti oltre i propri limiti, i tre hanno trovato finalmente la propria freschissima e contemporanea dimensione in cui incanalare, con slancio esuberante e ambizioso, le nevrosi e le paranoie di sempre sulla vita moderna, il futuro, l'evasione dalla realtà e il rapporto dell'uomo con la tecnologia. E' un ritorno a sonorità a loro più congeniali il tratto distintivo più significativo che nell'estate del 2022 contraddistingue Will Of The People , il nono album in studio del terzetto inglese. Un disco autoprodotto che, per fugare immediatamente ogni dubbio, possiede, in maniera incontrastata, tutta l’essenza dei Muse, nel bene e nel male.

A Bellamy, Howard e Wostenholme, da tempo, non è chiesto altro che proseguire su questo loro ricchissimo percorso di successo, fatto di scelte stravaganti, un po' kitsch, in poche parole di continuare a essere riconoscibili. A differenza di quanto accaduto in numerosi degli ultimi loro lavori, qui è infatti lasciato poco spazio a maldestri tentativi di sfociare verso ambiti che in passato hanno destato enormi perplessità invece di aggiungere qualcosa di più. L’imperterrita osservazione del mondo circostante che Bellamy ama effondere da sempre sui propri testi, tratta, in queste dieci tracce, argomenti attuali, che vanno dall’instabilità politica del mondo, all’oppressione dei potenti sui più deboli, dai danni naturali, alle paure che attanagliano l’individuo, per toccare ovviamente l’onnipresente pandemia. Questi pensieri sono fissati in un calderone sonoro che si lascia ascoltare con più immediatezza che in precedenza, scorrendo dall’inizio alla fine in assoluta elasticità.

Già dai singoli apripista si erano intuite alcune avvisaglie di tale approccio più convenzionale: dai granitici riff di “Won’t Stand Down”, agli schemi standard di “Compliance”, per giungere al pot-pourri   glam-rock della title track . Dal novero sbucano alcuni passi assolutamente rivedibili, su tutte l’imbarazzante “You Make Me Feel Like It’s Halloween” (salvata però da un ottimo videoclip) o “Liberation”, un richiamo troppo palese agli amatissimi Queen , ma fortunatamente anche frangenti degni di nota, come la pirotecnica “Kill Or Be Killed”, un tentativo riuscito di rinverdire i fasti di gemme quali “Stockholm Syndrome” e affini, ovvero negli oscuri presagi di “Ghosts (How Can I Move On)”, dove la sempre impeccabile voce di Bellamy è questa volta distesa su un intenso e funzionale tessuto pianistico. Dall’accorato richiamo synth-pop di “Verona”, a “Euphoria”, in poche parole un’appendice di “Knights Of Cydonia”, si giunge con estremo agio al termine del disco, e non è poco.

Contributi di Michele Chiusi ("Absolution") e Fabio Busi ("Black Holes & Revelations"), Marco Sgrignoli ("H.A.A.R.P.", "The Resistance"), Claudio Lancia ("Drones"), Giulia Quaranta ("Simulation Theory"), Cristiano Orlando ("Will Of The People").

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